Un festival per le casette in legno
Qualcuno le sceglie per ragioni economiche, qualcun altro per motivi ambientali. Le Tiny House si diffondono sempre di più, soprattutto negli Stati Uniti, in alternativa al modello abitativo dominante.
Piccolo è meglio. Sembra essere questa la filosofia alla base del Tiny House Movement, il movimento di amanti delle casette che negli ultimi anni si sta diffondendo a macchia d'olio, soprattutto negli Stati Uniti. Sostenitori delle casette, creatori e auto-costruttori, organizzazioni, artigiani e semplici curiosi interessati alla vita in piccolo si sono incontrati lo scorso 20 e 21 settembre per un weekend di eventi dedicati alle casette. La partecipazione al Big Tiny House Festival di Somerville è stata notevole. Circa 2000 persone hanno preso parte ai numerosi eventi organizzati dal Somerville Arts Council e dell'associazione Miranda's Hearth per questa due giorni dedicata alle casette.
Oltre a poter osservare in prima persona cosa sono e come sono fatte le casette, i partecipanti al festival hanno potuto assistere ad una fiera dell'artigianato e partecipare a numerose attività per adulti e bambini, tra le quali anche la costruzione di una vera tiny house. Il tutto condito con musica dal vivo, stand con cibo locale, e organizzazioni che operano nell'ambito del movimento. Si sono tenuti, inoltre, workshop relativi a diverse tematiche connesse con le casette, con la partecipazione di proprietari di piccole case che hanno raccontato la loro esperienza, e alcuni corsi intensivi che hanno spiegato quali sono gli strumenti di base per costruire la propria casetta.
(Presentazione del Big Tiny House Festival di Somerville. Immagine da somervilleartscouncil.org/tiny)
Certamente un momento di festa, ma soprattutto uno strumento di divulgazione della filosofia che anima il Tiny House Movement. Un movimento che negli ultimi anni sta conquistando sempre più simpatizzanti, soprattutto negli Stati Uniti, dove ha cominciato a raccogliere molti consensi in seguito all'uragano Katrina. È però con la crisi finanziaria e abitativa che il movimento ha cominciato a crescere sempre di più, diffondendosi tra persone appartenenti ad ogni fascia d'età che hanno scelto stili di vita più semplici e alternativi rispetto al modello abitativo prevalente, dominato da quelle che spregiativamente vengono definite McMansion, le grandi case monofamiliari e pluripiano diffuse soprattutto nei sobborghi del paese.
È proprio in contrapposizione a questo modello di casa grande – inutilmente grande, secondo i sostenitori del Tiny House Movement – che il movimento ha conosciuto un grande successo negli ultimi anni, e continua a raccogliere adesioni da parte di chi rifiuta questo modello abitativo proponendo invece la costruzione di case più piccole ma ugualmente confortevoli e funzionali. Si tratta spesso di case in legno realizzate in autocostruzione, oppure di modelli prefabbricati pronti da montare. Una spinta alla diffusione di questa tipologia abitativa, come si accennava, è stato l'uragano Katrina e la conseguente necessità di fornire numerosi alloggi in breve tempo alla popolazione colpita dal disastro. Se quello è stato l'evento scatenante che ha messo in moto il movimento, questo negli anni successivi ha cominciato a muoversi autonomamente, proponendo l'utilizzo di casette non solo per far fronte alle emergenze, ma come vero e proprio modello abitativo alternativo. Una delle proposte più recenti, ad esempio, è stata quella di utilizzare le casette in legno come strutture abitative per i senzatetto, ottenendo anche qualche discreto risultato.
(Uno dei Katrina Cottage, le casette prefabbricate in legno realizzate in seguito all'uragano Katrina come alloggio temporaneo per gli sfollati)
I motivi per cui si sceglie di modificare il proprio stile di vita orientandosi verso la scelta di una casetta, però, possono essere molteplici, e possono prescindere dalla situazione di emergenza, configurandosi più come un vero e proprio stile di vita alternativo al modello dominante. La necessità economica e l'impossibilità a permettersi una grande casa potrebbero certamente rappresentare la molla che spinge a interessarsi a questo stile di vita. Ma le motivazioni che spingono a intraprendere e a portare avanti questa scelta possono essere anche di tipo ambientale. Costruire e vivere in case più piccole – siano esse casette fisse o case mobili – significa infatti ottenere un minore utilizzo di materiali costruttivi, così come un minore consumo di risorse, un maggior risparmio energetico e un minore consumo di suolo. Scegliere di vivere in una casetta comporta inevitabilmente una riduzione generale dell'impatto ecologico di chi le abita.
Autore
Dott.ssa Serena Casu