Waste House: il laboratorio costruito interamente con i rifiuti

Arriva dal Regno Unito, nello specifico dall'Università di Brighton, la soluzione per risolvere il problema dei rifiuti: usarli per costruire edifici. La Waste House è il primo esempio di questa nuova filosofia, nella quale la spazzatura non esiste e ogni cosa può essere reimpiegata e restituita alla vita. Persino gli spazzolini da denti.


La nuova frontiera della bioedilizia sembra essere incentrata sull'utilizzo di materiali insoliti e impiegati in precedenza per altri scopi. Un modo diverso di riciclare e restituire nuova vita a oggetti altrimenti destinati ad ammassarsi nelle discariche. Bottiglie di plastica e di vetro, cartone e variegati tipi di rifiuti possono andare a comporre dei veri e propri edifici permanenti. La Waste House, costruita vicino alla Facoltà di Lettere dell'Università di Brighton, rientra proprio nell'ambito di queste abitazioni, essendo una struttura costruita interamente con la spazzatura.

Il progetto, appartenente al professore e architetto Duncan Baker-Brown e ai suoi allievi, persegue l'obiettivo di dimostrare come sia possibile realizzare un edificio low cost, rispettoso dell'ambiente, dotato di poca ed essenziale tecnologia, a partire da materiali di scarto. L'opera è stata completata nell'arco di un anno, da maggio 2013 ad aprile 2014 e ha coinvolto, nello specifico, 253 studenti, volontari e apprendisti del Mears Group, entusiasti di parteciparvi.

La Waste House è, dunque, un laboratorio di ricerca incentrato sul tema dello sviluppo sostenibile. Una sorta di "cantiere dal vivo" dove gli universitari hanno l'opportunità di sperimentare gli usi più svariati dei prodotti al termine del loro ciclo di vita e le loro innumerevoli applicazioni, testimoniando, così, che non esiste spazzatura ma solo roba ammassata e dimenticata nel posto sbagliato. Nulla si getta e tutto può essere riutilizzato anche in maniera creativa.

L'abitazione è l'unico esempio del genere nel Regno Unito. Nel resto del mondo sono state costruite strutture simili ma questa è la prima ad aver ottenuto l'approvazione del piano e un vero e proprio regolamento edilizio.

I materiali impiegati nell'opera sono assolutamente non convenzionali. I supporti principali sono stati realizzati con compensato riciclato e legno derivante dalla demolizione di una vecchia casa del posto. L'isolamento delle pareti interne consta, ugualmente, di prodotti inusuali, ossia:

  • 20 mila spazzolini da denti;
  • 2.000 floppy disc;
  • 4.000 custodie DVD;
  • videocassette;
  • 2 tonnellate di scarti denim.
Interno del laboratorio

(Interno del laboratorio)

Tutta questa spazzatura può essere visionata attraverso apposite sezioni trasparenti incorporate nelle mura. Gli striscioni in vinile servono, invece, a formare una sorta di membrana per controllare il vapore che avvolge costantemente la casa. La scala, che collega i vari piani, è fiancheggiata da una parete costruita con dieci tonnellate di gesso proveniente da un cantiere locale, trattato con la medesima tecnica impiegata per costruire muri in terra battuta. Le facciate esterne, a loro volta, sono ricoperte da 2.000 piastrelle riciclate utili anche a impermeabilizzare l'edificio.

Dispositivi moderni monitoreranno, nel corso degli anni, le proprietà isolanti dei materiali usati per i rivestimenti. Tale strumentazione misurerà, nello specifico, la capacità dei rifiuti di conservare il calore.

Anche l'arredamento della Waste House rispetta in pieno la filosofia del riciclo. Tutti i mobili, infatti, sono stati progettati e costruiti direttamente dagli studenti con prodotti di scarto. Ad esempio, hanno realizzato un armadietto nel quale sono esposti alcuni campioni di nuovi materiali sviluppati nel campus. Essi derivano dalla miscelazione di rifiuti e prodotti organici.

Le pareti interne di legno e compensato riciclato

(Le pareti interne di legno e compensato riciclato)

L'edificio diventerà, in ultima analisi, sia un luogo dove effettuare ricerche e test nel settore della sostenibilità, sia un punto d'incontro e di ritrovo in cui organizzare lezioni, eventi e dibattiti sulle tematiche della tutela ambientale. La speranza di Baker-Brown è di vedere gli studenti concentrati a ideare, con tecniche inconsuete ma efficaci, oggetti e strumenti destinati alle abitazioni o agli usi personali degli individui.

Uno dei lampadari

(Uno dei lampadari)

Se il progetto avesse ottimi risultati, arrivando ad essere replicato in altre zone nazionali e internazionali, i problemi legati allo smaltimento dei rifiuti e allo stesso riciclaggio di prodotti come quelli in plastica, conoscerebbero una risoluzione definitiva. Usare anziché buttare dovrebbe, allora, diventare lo slogan del nuovo millennio.

Fonti
Dezeen Magazine
Greenme

Foto
Dezeen Magazine  

Autore

Dott.ssa Elisabetta Rossi

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