Energia quasi zero per gli edifici: questa è la nuova sfida per l'edilizia europea. Quattro chiacchiere con Lorenzo Pagliano alla fiera di Milano

Nuove sfide all'orizzonte per l'edilizia europea: questa si sveste degli abiti tradizionali e indossa quelli rinnovabili, l'obiettivo è rendere gli edifici ad energia quasi zero. Durante la fiera di Milano, The Innovation Cloud, qualenergia.it incontra Lorenzo Pagliano: il punto della situazione italiana ed europea.


La direttiva europea 31 del 2010 prevede che entro il 2020 tutti gli edifici pubblici e privati dovranno essere ad energia quasi a zero. In realtà per gli edifici pubblici a uso pubblico il limite è più vicino e si parla del 2018, in sostanza però, entro la data stabilita dalla direttiva anche tutti gli edifici esistenti dovrebbero essere convertiti ad energia quasi a zero. Questa è una sfida veramente importante per l'edilizia, ma al contempo costituisce una grande opportunità per il settore immobiliare italiano in modo tale che esso si prepari alla svolta decisiva verso un futuro green.

Nei giorni scorsi (dall'8 al 10 maggio 2013), a Milano si è tenuta una fiera, The Innovation Cloud, che ha come obiettivo quello di promuovere le tecnologie rinnovabili, in particolar modo ciò che viene promosso è l'impiego delle fonti alternative per l'edilizia e, proprio su questo filone si è fondato il convegno dal titolo Nearly zero energy buildings: tra attualità e futuro prossimo, tenutosi proprio all'interno della fiera.

INTERVISTA DI QUALENERGIA.IT A LORENZO PAGLIANO

All'interno del portale qualenergia.it, gli articolisti hanno incontrato uno dei coordinatori dell'evento, Lorenzo Pagliano del gruppo di ricerca negli usi finali di energia del Dipartimento di Energia del Politecnico di Milano, a cui hanno sottoposto una serie di quesiti al riguardo.

Primo fra tutto è stato chiesto di definire gli edifici ad energia quasi zero e Pagliano ha risposto dicendo che, in base alla direttiva europea, vengono definiti tali quegli «edifici ad alte prestazioni, con un bassissimo fabbisogno energetico coperto in parte o completamente con le fonti rinnovabili». Ma la domanda che è sorta spontanea agli intervistatori è stata quella relativa alla predisposizione del nostro Paese e dell'intera Europa ad accogliere questa tipologia di edifici, ovvero, in un continente molto conservativo e amante delle costruzioni tradizionali (soprattutto l'Italia), come ci si prepara all'incontro con queste nuove forme edilizie a basso consumo?

Pagliano ha proseguito dicendo che «nel nostro paese finora vari decreti hanno progressivamente richiesto requisiti di efficienza più stringenti per i nuovi edifici. Adesso gli Stati membri e, dunque, anche l'Italia, devono preparare un piano per lo sviluppo degli edifici a energia quasi zero. In questo piano daranno una loro interpretazione della definizione in base al contesto climatico nazionale e stabiliranno azioni per promuovere questo tipo di edifici da qui al 1° gennaio 2021, data in cui l'obbligo si applicherà a tutti i nuovi edifici. Si adopereranno anche per promuovere la ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente per renderlo a energia quasi zero. Al momento solo la Danimarca ha preparato il suddetto piano».

Normative differenti per l'edilizia ad energia quasi zero

(L'edilizia quasi zero porterà alla riforma delle normative edilizie europee)

È chiaro che ogni stato membro dell'UE presenta una normativa edilizia che varia da paese a paese, ma risulta ovvio anche che, le singole norme dovranno avere una evoluzione secondo i dettami della direttiva e Paglino soffermandosi su questo punto afferma che «la normativa, secondo la Direttiva, dovrà appunto evolvere secondo il criterio dell'ottimizzazione dei costi su tutta la vita dell'edificio: i requisiti da rispettare verranno spostati verso il miglior rapporto costi-benefici. Si dovranno fare dei calcoli per verificare che le prestazioni richieste consentano di ottenere il livello di costo più basso, comprendendo sia l'investimento iniziale che le spese per la manutenzione, oltre che per l'energia che l'edificio consumerà su un arco di 30 anni. Probabilmente in molti Stati membri questo porterà a requisiti più stringenti in termini di prestazioni energetiche».

Sarà chiaro che uno degli stravolgimenti delle forme edilizie tradizionali, sarà quello di introdurre le fonti rinnovabili perfettamente integrate all'interno delle strutture e ciò porterà inevitabilmente ad un beneficio, oltre che ambientale, anche economico, Pagliano ha chiarito dettagliatamente i criteri di questa sfida, affermando «il fatto stesso di perseguire il costo ottimale si traduce ovviamente in un beneficio economico. Poi ci sono i benefici per l'economia in generale: tutto il settore dell'industria edile, dalla produzione di materiali e componenti al lavoro in cantiere, ha in questo un'opportunità incredibile per uscire dalla profonda crisi in cui si trova. Si tratta di sostituire parte della spesa che sosteniamo per importare dall'estero combustibili fossili con una spesa in materiali e lavoro da fare in Italia. In sintesi, oltre al beneficio economico dato dal risparmio sulle bollette per i proprietari degli immobili, abbiamo vantaggi per l'economia nazionale sotto forma di un riequilibrio della bilancia commerciale e di un aumento dell'occupazione».

Immagine rappresentativa edilizia quasi zero

(Immagine rappresentativa dell'edilizia quasi zero)

Ma la sfida più grande rimane quella di scovare le tecnologie alternative più adatte, in grado di conciliare la spesa economica iniziale e il ricavo che se ne avrà successivamente e Pagliano sottolinea che «attraverso lo studio dell'ottimizzazione dei costi abbiamo trovato conferma che la strategia migliore è innanzitutto ridurre fortemente la domanda di energia, ad esempio con l'isolamento, il recupero del calore dall'aria di rinnovo, le protezioni solari. Solo a quel punto diventa possibile coprire il fabbisogno energetico con le rinnovabili e con un investimento ragionevole. Produzione di energia pulita e consumi devono essere il più possibile allineate, dato che avere un eccesso di produzione in certi periodi dell'anno, come l'estate, significa trasferire parte dei costi sulla rete, utilizzata come una sorta di accumulatore virtuale. In generale i migliori rapporti costi/benefici li hanno le tecnologie per il risparmio energetico, ma è sbagliato parlare di singole tecnologie: per ogni particolare situazione climatica e costruttiva c'è un mix più adatto di soluzioni per ridurre i consumi e coprirli con le rinnovabili. Ci sono dunque diverse soluzioni e combinazioni che dipendono dalle caratteristiche locali».

L'ultima considerazione non poteva che toccare anche le tecnologie di ultima generazione, ovvero le soluzioni di domotica, tra le alte prestazioni garantite ed i prezzi ancora alti il futuro attende il mondo dell'edilizia e poi, asserisce Pagliano molto «dipende dal tipo di edificio. Se si parla di edificio per il terziario i sistemi di controllo domotico sono ormai quasi sempre parte del pacchetto. Queste tecnologie stanno calando di prezzo. Poi, ovviamente, bisogna sempre trovare il giusto compromesso tra costi e prestazioni, specie nell'ambito del residenziale, dove comunque ci sono soluzioni semplici che danno buoni risultati».

Autore

Dott.ssa Sara Tomasello

Visualizza l'elenco dei principali articoli